Con la riforma che il Governo sta per approvare sui pignoramenti immobiliari, le case ipotecate, oggetto di esecuzione forzata da parte del creditore, saranno letteralmente svendute. Si potranno addirittura presentare situazioni in cui, a fronte di un valore di mercato di diverse centinaia di migliaia di euro, l’offerente si aggiudichi il bene sborsando solo poche decine di euro
La vendita all’asta non richiederà più i lunghi tempi dettati dalla necessità di attendere il ribasso del “prezzo base”.
Il “Decreto Salva Banche”, prevede che se ai primi tre tentativi di asta non verranno presentate offerte di acquisto, il quarto sarà “a prezzo libero”. Se poi, neanche a quest’ultimo dovesse presentarsi qualcuno, il pignoramento dovrà essere chiuso. Tutto ciò potrebbe significare l’obbligo per il giudice, all’ultima asta cui abbia partecipato una sola persona, di assegnare l’immobile pignorato al prezzo deciso da quest’ultima, anche se irrisorio. Sembra assurdo, ma la legge non pone freni al ribasso: nel parlare di offerta “a prezzo libero”, infatti, non definisce alcun tetto minimo.
Il Decreto inoltre prevede una sostanziale abolizione dell’imposta di registro per tutti i casi in cui l’acquisto dell’immobile avvenga tramite una procedura esecutiva giudiziaria: la tassazione, infatti, passa dal 9% all’importo fisso di 200 euro. Così, su una casa del valore di 500mila euro, l’imposizione passa da 45mila euro a 200 euro. Chi vorrà acquistare, quindi, tramite l’asta avrà subito un enorme beneficio di carattere fiscale che, certo, servirà a incentivare la partecipazione alla procedura senza dover attendere troppi ribassi. Unica condizione al godimento del beneficio: l’immobile deve essere rivenduto entro due anni. Il che connoterebbe la misura di una valenza ancor di più speculativa: il bonus, infatti, non andrebbe a chi partecipa all’asta per destinare il bene a propria abitazione, bensì a chi sfrutta l’opportunità della procedura giudiziaria al fine di trarre un ulteriore beneficio dal successivo atto di vendita.
Crediamo che la riforma sembra dettata da uno scopo diverso da quello di risolvere il problema delle vendite: quello piuttosto di svuotare le aule giudiziarie delle esecuzioni forzate immobiliari e liberare di un po’ di carico di lavoro ai giudici.