I primi anni del ventunesimo secolo appaiono chiaramente segnati da alcuni aspetti significativi: l’enorme quantità di nuovi edifici realizzati (che non ha precedenti storici); il crescente ricorso a nuove tecnologie, nuove tecniche costruttive, nuovi materiali; la sempre più diffusa consapevolezza in tema di sostenibilità; l’ibridazione tipologica. Ma è soprattutto la globalizzazione ad avere fortemente cambiato le regole del gioco nella professione con il suo asservimento al grande capitale internazionale, la sua evoluzione verso la complessità, il condizionamento mediatico e la conseguente spettacolarizzazione dei prodotti; ma anche con l’allargamento degli orizzonti a continenti e Paesi prima esclusi dalla scena internazionale e la crescente attenzione per le culture un tempo marginali, con la progressiva perdita delle certezze di carattere critico e metodologico e la conseguente diffusione di forme diverse di meticciato linguistico. Ciò che è stato da più parti definito come liquefazione o liquidazione della progettualità moderna, ha senza dubbio portato a forme diverse di frammentazione, in cui è facile scambiare per sperimentalità ciò che non è altro che casualità.

Dopo questa breve introduzione, la vera domanda è dove ci porterà l’architettura nei prossimi anni? E quali sono i trend che influenzeranno il settore delle costruzioni?

Non mancherà sicuramente un’architettura dotata di coscienza ambientale; Il riscaldamento globale, in questo momento, è una delle sfide più interessanti e urgenti per la società e, naturalmente per l’architettura. In base alle nuove direttive europee, tutte le case costruite in Europa dopo il 2020 dovranno avere un consumo energetico uguale quasi a zero. Gli edifici di nuova costruzione dovranno prevedere impianti di risparmio dell’acqua, apparecchi ad alta efficienza energetica e un migliore isolamento e tutto questo sarà fatto per ridurre l’impronta di carbonio delle future costruzioni.

Riciclo ed il riuso, conosciuta anche come: Progettazione “Cradle-to-Cradle”. L’obiettivo è ridurre l’impatto ambientale degli edifici; le costruzioni e demolizioni producono tra il 30 e il 50 per cento dei rifiuti solidi dei paesi più sviluppati. Il principio base di questo modello è sfruttare e riutilizzare tutto ciò che è considerato rifiuto, e perseguire un uso efficiente delle risorse in ogni stadio del processo di costruzione. Molti produttori già offrono sul mercato materiali da costruzione che seguono questo tipo di processo, eccone alcuni esempi: finiture e rivestimenti ottenuti dal riciclo di pneumatici e vetro, pannelli di isolamento realizzati con sughero in granuli, o prodotti derivati dalla cellulosa degli scarti dell’industria della carta etc.

Ristrutturare al posto di demolire per ricostruire da zero. Gli edifici datati o in disuso possono essere riconvertiti ed essere trasformati in strutture all’avanguardia, abitazioni moderne dalla seconda vita: negli interventi di ristrutturazione edilizia questa tendenza è sempre più visibilmente crescente (fortunatamente).

La ricerca di un’architettura inclusiva. Un’architettura di tipo inclusivo comporta la necessità di fare un passo ulteriore, rispetto alla semplice eliminazione delle barriere architettoniche e alla creazione dell’accessibilità universale: significa progettare ambienti amichevoli, capaci di adattarsi alle più varie necessità e limitazioni che una persona può avere nel corso della sua vita. In quest’ottica, significa pianificare spazi dove la relazione sia facilitata e incoraggiata. Per non parlare degli stili di vita delle nuove generazioni, che danno grande valore a concetti come versatilità ed esperienza, influenzeranno l’architettura nella creazione di spazi aperti e di ambienti in grado di trasformarsi, adattarsi alle situazioni più varie e creare atmosfere confortevoli. Questo significherà avere case più piccole in termini di superficie, ma dotate di maggiore confortevolezza e funzionalità.

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